Djibuti – Il Presidente Ismaïl Omar Guelleh rieletto per il quinto mandato con quasi il 99 per cento dei voti

Libera traduzione da: Al Jazeera, 10 Apr 2021

Secondo i risultati provvisori annunciati sabato, Ismaïl Omar Guelleh, veterano leader di Djibuti [leader del Rassemblement Populaire pour le Progrès (RPP) e della coalizione Union pour la Majorité Présidentielle (UMP), entrambi di ispirazione social-democratica, N.d.T.], è stato rieletto Presidente per un quinto mandato con oltre il 98% dei voti, dopo che le elezioni nel piccolo ma strategicamente importante Paese sono state boicottate dalla principale opposizione.

Circa 215.000 cittadini si sono registrati alle elezioni che hanno contrapposto Guelleh, 73 anni, ad un uomo d’affari poco conosciuto e ampiamente ritenuto una scarsa minaccia per l’uomo forte al potere dal 1999.

Lo spoglio è iniziato venerdì poco dopo la chiusura dei seggi elettorali nella nazione del Corno d’Africa, che si affaccia su una delle rotte commerciali più trafficate del mondo, al crocevia tra l’Africa e la Penisola Arabica.

“Il Presidente Ismaïl Omar Guelleh ha ottenuto 167.535 voti, ossia il 98,58%”, ha detto sabato il Ministro dell’Interno Moumin Aḥmed Cheick all’emittente pubblica RTD [Radiodiffusion Télévision de Djibouti, N.d.T.], aggiungendo che i risultati confermati saranno presto resi noti dal Consiglio Costituzionale.

Osservatori elettorali indipendenti hanno affermato che il processo è stato regolare, senza segnalazioni di illeciti.

In un post pubblicato sui social media sabato mattina, Guelleh ha scritto: “Grazie per la vostra fiducia, grazie per Djibuti! Insieme, continuiamo! ”

In precedenza, dopo aver votato nella capitale, dove risiede la maggior parte del milione di cittadini di Djibuti, Guelleh ha elogiato lo svolgimento senza problemi delle votazioni.

Vestito con abiti tradizionali bianchi immacolati, dopo aver messo il suo voto in un’urna trasparente, ha detto di essere “molto, molto fiducioso” della vittoria.

“Il mio voto è inutile”

Guelleh è il successore scelto con cura del suo parente [suo zio, che lo volle come Capo della polizia segreta e Capo di gabinetto del governo, N.d.T.] Hassan Gouled Aptidon, il primo Presidente del Paese dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1977.

Ha affrontato solo uno sfidante – l’esordiente politico Zakaria Ismaïl Farah [del Mouvement pour le Développement et l’Équilibre de la Nation Djiboutienne (MDEND), N.d.T.] – dopo che i principali partiti di opposizione di Djibuti [compresa l’Union pour le Salut National (USN) e il Rassemblement pour l’Action Démocratique et le Développement Écologique (RADDE), N.d.T.] hanno boicottato le elezioni.

Secondo i risultati provvisori, Farah [foto sopra, N.d.T.], importatore di prodotti per la pulizia di 56 anni, ha ottenuto meno di 5.000 voti.

Farah ha messo in dubbio la trasparenza del processo di voto, dicendo che i suoi delegati non erano presenti ai seggi elettorali.

“Il mio voto è inutile, così come i voti dell’80 per cento del popolo di Djibuti”, ha detto il candidato dell’opposizione all’agenzia di stampa AFP in un messaggio di testo.

Aḥmed Tidiane Souaré, Capo di una missione di osservatori dell’Unione Africana (UA), ha detto che tutti i candidati sono liberi di inviare i loro funzionari a qualsiasi seggio elettorale.

Farah, che si era definito “il portabandiera dei poveri di Djibuti”, aveva denunciato un trattamento ingiusto durante la campagna elettorale, compreso il fatto che non gli era stata fornita sicurezza durante le sue manifestazioni.

Guelleh e la sua famiglia allargata controllano Djibuti con pugno di ferro da quando gli è stato consegnato il potere. Una rara ondata di proteste dell’opposizione nel 2020 è stata brutalmente repressa.

Il suo previsto quinto mandato sarà l’ultimo a seguito di una riforma costituzionale del 2010, che ha abbattuto i limiti di mandato e ha introdotto il limite di età di 75 anni che lo escluderebbe da future elezioni [ma già nel 2013 aveva annunciato di non candidarsi per le elezioni del 2016, N.d.T.].

Guelleh ha ottenuto almeno il 75 per cento dei voti in ogni elezione presidenziale cui ha partecipato [nel 2015 aveva riportato il 100% dei consensi, N.d.T.].

Il Porto di Djibuti (foto Flickr/Ryan Kilpatrick, CC BY-ND 2.0)

Stabile e strategica

Durante il governo di Guelleh, il Paese ha sfruttato il suo vantaggio geografico, investendo molto in porti e infrastrutture logistiche.

Nel 2018, cercando di diventare un hub commerciale e logistico, il Paese ha avviato la prima fase di quella che sarà la più grande zona di libero scambio dell’Africa, finanziata dalla Cina.

Limitrofa alla Somalia e di fronte allo Yemen, Djibuti è rimasta stabile in un ambiente instabile, attirando potenze militari straniere che vi hanno stabilito basi, come l’ex potenza coloniale della Francia, gli Stati Uniti e la Cina.

Ma il Paese ha anche assistito a un’erosione della libertà di stampa e a un giro di vite sul dissenso mentre corteggiava l’interesse straniero.

L’economia del Paese è diminuita dell’1% nel 2020, ma, secondo il Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe crescere del 7% quest’anno.

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite di Djibuti è di circa 3.500 dollari, superiore a quello di gran parte [dei Paesi, N.d.T.] dell’Africa sub-sahariana, ma, secondo la Banca Mondiale, circa il 20% della popolazione vive in estrema povertà e il 26% è disoccupato.

 

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